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Nulla accade invano

Riconoscere i nostri meccanismi interiori.

Il materiale di cui siamo fatti è desiderio di ricevere piacere e godimento o, in breve, il desiderio di trarre beneficio. Per questo tendiamo ad avvicinare ciò che ci conviene e teniamo lontano ciò che ci potrebbe danneggiare. Prima di tutto esaminiamo cosa può arrecarci danno e come possiamo evitarlo. Da qui nasce anche il meccanismo di soppressione che tiene a distanza il male da noi. Una volta che ci sentiamo ragionevolmente al sicuro e protetti, valutiamo come possiamo trarre piacere da qualche cosa che vogliamo acquisire o avvicinare.

Questo è il modello di azione di base che esiste da sempre, e su di esso sono costruiti tutti gli altri sistemi: fisiologico, emotivo, intellettuale, mentale e così via. Ci sono sistemi che sono fuori dal nostro controllo come il flusso sanguigno nel corpo e ci sono sistemi che possiamo controllare. Attraverso di essi si sviluppa la nostra persona, cioè la capacità di scoprire cosa è veramente dannoso e cosa è benefico. E nell’ambito di ciò che non è gestito istintivamente esiste anche uno spazio aperto alla possibilità di grande confusione e dolorosi fallimenti.

In uno sguardo d’insieme, nessun momento della vita è vissuto invano.

Tutto ciò che abbiamo passato nella vita in qualche modo, consciamente o inconsciamente, è immagazzinato nei cassetti della memoria. Ad un certo punto questi dati verranno fuori da lì e li useremo tutti. Tuttavia, non è necessario provare a gestire il recupero dei dati dai cassetti. Ogni giorno conviene essere una persona nuova, quanto più corretta possibile.

Un meccanismo di soppressione opera non solo a livello dell’uomo, ma anche a livello sociale, di una nazione e anche dell’intera umanità. Questi meccanismi sono correlati e interdipendenti.

Nei nostri “cassetti” repressivi sono custoditi per lo più odio e morte, cose terribili che non vogliamo ricordare. 

Nel corso della storia abbiamo visto il tentativo di sopprimere intere etnie con l’idea di risolvere i conflitti: il risultato è che oggi l’odio tra popoli sta dilagando nel mondo. Non lo vogliamo riconoscere, diciamo: “sciocchezze, questi sono casi eccezionali qua e là, eccezioni che non confermano la regola”, ma intanto l’odio sta diventando la norma. 

Per garantire il  benessere generale, è necessario creare un sistema educativo, pansociale, ampio e potente, che ci insegni qual è il nostro posto nel puzzle globale, il perché è successo quello che è successo in passato e soprattutto come dobbiamo cambiare oggi per avere un atteggiamento positivo domani.

C’è molto altro di cui parlare, ma intanto si vuole solo dire che non vale la pena di sopprimere la domanda: perché odiamo o siamo odiati? Questa non è una questione politica, la questione è molto più ampia, profonda e complessa. Siamo giunti ad un momento in cui possiamo certamente comprendere il quadro generale, prendere il controllo del nostro destino e incamminarci verso un futuro buono, verso un mondo connesso.

Donatella Ciuffolini
Giuseppe Negro
Paola Panzeri
Laura Lisi