Il Modello Circolare© si fonda sul concetto che la connessione sia l’elemento essenziale di ogni interazione, che illumini e guidi ogni tipo di azione.
Per comprendere come funzionano i sistemi di relazioni umane, ci serviremo di modelli, metodi e strumenti che serviranno per generare la connessione in modo pratico ed efficace. Molti importanti studi teorici in ambito socio-psicologico confermano la validità del nostro modello che ristabilisce la connessione in tutti gli ambienti.
Vi invitiamo a leggere e approfondire il Modello Circolare©.
Il Modello Circolare© 2011-2022
Il Modello Circolare© è un modello pratico, unico nel suo genere, con cui intendiamo formare cittadini, amministratori, associazioni e chiunque abbia il desiderio di far evolvere le relazioni nell’ambiente in cui vive e lavora.
L’idea di fondo è che il bene personale derivi da quello collettivo, per cui ci poniamo l’obiettivo di passare dalla sensazione dell’IO alla percezione del NOI, cioè dall’attuale interesse personale competitivo a interessi collettivi cooperativi. L’applicazione del Modello determina una gestione positiva della rete globale delle relazioni che costituiscono e fondano il concetto stesso di “uomo”.
Attraverso l’uso di adeguati modelli impareremo che la connessione esiste in ogni forma di realtà, dobbiamo solo sperimentarla e capire come agisce.
L’algoritmo della connessione serve per arrivare ad un pensiero condiviso.
Si riconosce l’importanza del gruppo e della connessione per lo sviluppo personale e sociale, si esce dai limiti individuali per formare un gruppo che abbia influenza nella società.
Il modello costituisce un sistema di misura dell’avanzamento del gruppo rispetto a quattro parametri che aiutano l’educatore ad analizzare, comprendere e guidare il gruppo nelle varie fasi di sviluppo.
Il Cerchio dall’io al Noi e il CPL Cerchio-Poligono-Linea come sua derivazione, sono strumenti concepiti per passare dalla percezione individuale a quella collettiva, avvicinano alla realtà circolare e collaborativa della natura e consentono la soluzione di qualsiasi problema.
La connessione è il nucleo centrale attorno a cui tutto ruota e da cui tutto deriva a cascata.
Per comprendere l’individuo è necessario considerare l’importanza dell’ambiente e del condizionamento che esercita sulla predisposizione naturale. Solo così è possibile avviarci verso un’ influenza mutua e proattiva con la realtà circostante.
Bisogna programmare l’ambiente giusto per crescere e adattarsi alle leggi della natura, per acquisire mente e cuore integrale, finalizzare l’ego alla connessione e raggiungere una percezione più vasta.
L’organizzazione aziendale si basa su un gruppo di persone formalmente unite per raggiungere obiettivi che da soli non potrebbero raggiungere. In passato la cultura organizzativa prevedeva che ciascuno dovesse comportarsi secondo delle regole. Dal punto di vista della connessione, si è visto che emozioni e contagio emotivo sono punti cruciali nelle organizzazioni, ma spesso sono poco considerate.
Organizziamo un processo educativo che consente di connettere stati emotivi e intelligenza razionale. Vivrai la tua vita appieno con una nuova percezione.
Lo scopo comune della connessione si raggiunge attraverso il Cerchio Dall’Io al Noi o il CPL Cerchio-Poligono-Linea, si ascoltano tutti i pareri con le varie angolazioni, quindi si passa alla fase decisionale gerarchica.
L’utilizzo di ciascuno di questi metodi applicato ad una situazione particolare diventa uno strumento per: creare connessione, sciogliere il ghiaccio…e quindi raggiungere un particolare obiettivo.
La riflessione è un’attività di analisi fatta dai partecipanti a un Cerchio riguardo al processo sperimentato. Si condividono con gli altri le impressioni più significative.
[clicca su approfondisci]
1 of 6Interagire circolarmente con l’applicazione sul campo.
Attraverso questo tipo di formazione nel partecipante avvengono cambiamenti importanti, che modificano il sistema di valori per cui la connessione occuperà un posto centrale e tutto le ruota intorno; dall’assaggiare la connessione si passa ad interiorizzarla, assimilarla per poi essere in grado di trasmetterla ad altri.
Da studenti si diventa formatori sul campo.
[clicca su approfondisci]
2 of 6Simulazione di una situazione reale, per influenzare
proattivamente l’ambiente, in cui si rappresentano ruoli differenti determinati da strategie e dinamiche che, senza coinvolgere direttamente i partecipanti, li aiutano a costruire il giusto ambiente.
[clicca su approfondisci]
3 of 6Comunicazione funzionale attraverso il cerchio dall’io al Noi.
[clicca su approfondisci]
4 of 6Cercare una soluzione attraverso il CPL Cerchio-Poligono-Linea.
[clicca su approfondisci]
5 of 6Riappropriarsi della vera dimensione dell’apprendimento attraverso il gioco.
[clicca su approfondisci]
6 of 6In una recente ricerca per conoscere i meccanismi neurofisiologici alla base dei movimenti della mano, il professor Rizzolatti con la sua equipe ha notato che gli stessi neuroni attivi nei macachi quando eseguivano l’azione di “afferrare”, si attivavano in modo identico anche quando la scimmia osservava il ricercatore compiere la medesima azione. E quali implicazioni ha questa scoperta su di noi come esseri umani?
Risulta evidente che siamo dotati di un meccanismo neurofisiologico che innesca la capacità di comprendere le azioni degli altri e di imparare per imitazione.
Ciò implica che siamo naturalmente influenzabili dall’ambiente e quindi la qualità delle nostre relazioni è di fondamentale importanza per poter imparare da esse.
Qui sorge una domanda: siamo tutti influenzabili? Sì, proprio tutti! Basti pensare a quando ci capita di emozionarci guardando un film o a quanto può influenzarci una pubblicità e non ultimi i social. Sono stati fatti molti esperimenti a conferma dell’influenza dell’ambiente sulla persona: tra i più significativi quelli guidati da Solomon Asch, oppure le Bobo Dolls dello psicologo Albert Bandura, ma anche l’esperimento in un carcere del professor Philip Zimbardo. Tutti esperimenti e studi che confermano quanto da noi sostenuto. Consapevoli di ciò, possiamo quindi scegliere da quale ambiente farci influenzare, non solo nella scelta delle persone, quando è possibile, ma anche da quali libri, hobbies, film e attività di ogni genere.
Si potrebbe pensare che alla base del successo dei risultati di un gruppo di lavoro ci sia la somma delle competenze e delle abilità cognitive dei membri che compongono il team.
Invece no! Pensate, l’indagine effettuata nel 2006 da Thomas Malone al MIT di Boston dimostra che
i migliori risultati vengono dal loro senso di uguaglianza percepito dai componenti del gruppo, dall’ascolto senza interruzioni o critiche e dalla percentuale di donne presenti nel gruppo.
Emerge così l’esistenza di una cosiddetta “intelligenza collettiva”, cioè un fenomeno che si verifica tra gruppi di persone che collaborano e crea un campo di forza che va oltre le abilità e le competenze dei singoli.
L’intelligenza collettiva, secondo i ricercatori, dipenderebbe, infatti, dalla qualità della cooperazione.
Cosa implica questo?
La conferma della forza e dell’importanza delle relazioni e di un atteggiamento cooperativo, dove le abilità e le competenze di ognuno vengono messe “a servizio” del gruppo di lavoro.
Ma questo è quindi applicabile solo ai team di lavoro?
Assolutamente, e ovviamente, no! Le conclusioni di questa ricerca ci offrono un modello adattabile ad ogni ambito, gruppo, comunità, società, fino all’intera umanità. Ed è proprio questo quello che proponiamo e promoviamo con le nostre attività.
Abbiamo l’ambizione di contribuire a costruire una realtà basata sulla buona qualità delle relazioni, caratterizzata dall’ascolto, dalla considerazione reciproca e conseguentemente dalla cooperazione. Ovvero l’intelligenza collettiva che viene dalla connessione degli individui, piuttosto che dalla competizione e separazione.
Beh, possono essere molti i fattori che portano alla felicità. Per trovare una risposta ufficiale l’ONU conduce ogni anno un’indagine che coinvolge e analizza la prosperità economica, l’aspettativa di vita, lo stato del welfare e la libertà individuale di 156 paesi, proprio per realizzare un report mondiale sulla felicità, appunto World Happiness Report.
E sapete quali sono le conclusioni?
Vediamo nel dettaglio cosa scoprì il Prof John Helliwell, economista e conduttore della primissima edizione. Secondo l’indagine, gli studi dimostrarono che:
E cosa ci dicono queste conclusioni?
Molte cose, ma quella più vogliamo evidenziare è di nuovo
l’importanza delle relazioni che sorprendentemente supera la felicità che deriva dal denaro o dal successo. E che la rete di supporto che le relazioni creano intorno a noi è il fattore principale che determina la felicità.
A conferma di ciò, citiamo gli studi e le conseguenti conclusioni sia Edgar Dale che James Coleman, educatore e pedagogista il primo, sociologo teorico e ricercatore empirico il secondo. Dale volle creare un modello che incorpora diverse teorie relative alla progettazione didattica, ma soprattutto ai processi di apprendimento.
E cosa dimostra lo studio? Apprende meglio chi ha un fattore d’intelligenza più alto o chi è più predisposto o preparato?
Assolutamente no!
E allora da cosa dipende una migliore capacità di apprendimento?
Di nuovo, il modello di Dale, chiamato appunto la Piramide dell’apprendimento, evidenzia che quanto più siamo coinvolti sensorialmente in un’ esperienza tanto più è alto il nostro grado di apprendimento.
La simulazione e l’interazione costituiscono gli elementi per il massimo grado di apprendimento e insegnare agli altri ne è la massima espressione.
E cosa significa questo?
Ancora una volta, le buone relazioni, il coinvolgimento, la considerazione reciproca, la connessione sono tutti elementi fondanti anche per apprendere al massimo. Chiunque può confermare quanto sia stato importante nella propria vita questo e quell’altro insegnante che abbiamo incontrato durante la nostra esperienza formativa e quante volte si diceva: “eh ma quello perchè ci sa fare con i ragazzi”. Cosa vogliamo dire? Quanto è stato importante per noi quel click che scattava con un docente per farci amare, appassionare e imparare al meglio la materia che insegnava?
Per rispondere riprendiamo gli studi di James Coleman, i cui fondamenti hanno influenzato la teoria sociologica e le sue opere sono state tra le più citate nell’ambito della sociologia dell’educazione.
Ma cosa ci dice?
Beh, secondo lui , in sintesi, la chiave dello sviluppo dell’ individuo e della società risiede nella rete di relazioni attraverso cui si possono raggiungere risultati che individualmente non sono raggiungibili. E avvia così una sua teoria sul capitale sociale.
E di cosa si tratta?
Secondo Coleman il capitale sociale è la risorsa radicata nelle relazioni tra individui, generata da diverse relazioni e spendibile per fini e con criteri diversi.
Ma cosa significa e cosa implica questo?
Anche qui che in sostanza le buone relazioni sono la risorsa più importante per determinare il benessere dell’uomo.
Molti scienziati e ricercatori hanno dedicato i loro studi al tema della connessione e ai suoi effetti sull’individuo. Vogliamo citare in particolare, tra gli altri, lo studio condotto da Kristakis e Fowler: questa ricerca, realizzata grazie ai dati raccolti dal Framingham Heart Study su 12.067 cittadini per trentadue anni. Si tratta dello studio più lungo e dettagliato sulle reti sociali e le sbalorditive conclusioni sono state raccolte nel libro Connected pubblicato nel 2009.
Ma cos’ha di sbalorditivo le conclusioni di questo studio?
Beh, avreste mai pensato che dati oggettivi come il peso del corpo, la frequenza dei rapporti sessuali, la possibilità di essere eletti, il linguaggio del corpo, i gusti musicali, i comporamenti, o addirittura il tabagismo, l’alcolismo, la generosità e la felicità in genere non sono il risultato di circostanze ma piuttosto copie di qualche situazione sociale che si verifica nell’ambiente di una persona?
Sì perchè sorprendentemente
la ricerca dimostra che questi sono tutti elementi o caratteristiche contagiose che si diffondono attraverso gruppi di amici, a volte iniziando con uno e diffondendosi poi rapidamente a dozzine.
Sembra incredibile o impossibile, ma è davvero così.
E allora cosa facciamo?
Allora cerchiamo coscientemente e consapevolmente di scegliere l’ambiente dal quale vogliamo farci influenzare, laddove è possibile ovviamente.
Più o meno di quello di cui abbiamo parlato finora, cioè di quanto possiamo essere influenzati dalle persone che ci circondano. Lo studio condotto da Elaine Hatfield teorizza la natura e gli effetti di qualcosa che tutti possiamo notare, sperimentare direttamente e su cui tutti possiamo essere d’accordo. Cioè cosa?
Beh, quando parliamo o frequentiamo una persona depressa possiamo sentirci depressi, così come al contrario con una persona felice o ottimista può farci sentire bene con noi stessi. Ma anche in condizioni di pericolo, ossia è sufficiente che una sola persona all’interno di un gruppo percepisca una minaccia che immediatamente la sensazione di pericolo si propaga tra i presenti pur non entrando in contatto con la fonte di pericolo direttamente.
Cosa vuole dirci questo?
Che reagiamo automaticamente agli stimoli emotivi manifestati da un’altra persona, in modo immediato e involontario.
Lo studio mostra ed elenca gli innumerevoli benefici degli effetti delle emozioni positive e tra queste vogliamo evidenziare uno spazio di crescita e ampliamento dove fioriscono le intuizioni, la creatività e le risorse fisiche, mentali e sociali.
E perché citiamo questa teoria?
Perché buone relazioni e connessioni sono davvero la chiave per il benessere dell’individuo, in una comunità e nel mondo intero.
Per concludere sintetizziamo quindi
i benefici degli effetti della connessione:
Copyright ©2011-2022
NOI Nessun Ostacolo Insieme APS ETS
All rights reserved
Per richieste di portabilità e cancellazione dei dati scrivere a privacy@noi-insieme.it
NOI Nessun Ostacolo Insieme APS ETS
Ente Formativo
Sede Legale:
Via XXV Aprile 2
42030 Vezzano sul Crostolo (RE)
C. F. 91185500351
P.IVA 02923420356
ISCRIZIONE AL RUNTS
n. rep. 35509